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a cura di Monica
 

Non è possibile parlare di "Le Rose di Versailles" senza tenere conto di tutto ciò che di collaterale il fenomeno ha generato.
Nell’immediato, quando il Berubara Boom era ancora in corso, le pressioni su Riyoko Ikeda per la realizzazione di in anime erano già partite, ma come è noto la prima richiesta di diritti che la Sensei accettò fu quella del teatro Takarazuka, lasciando di fatto a bocca asciutta i produttori televisivi. Tuttavia non si scoraggiarono: il momento era propizio, il pubblico non aspettava altro, e non potendo usufruire dei personaggi di Riyoko Ikeda crearono ex novo una serie animata che calcasse alla lontana le avventure di cappa e spada della ormai famosa madamigella bionda e della corte di Francia.
Nacque così in fretta e furia "La Seine no Hoshi (lett. La Stella della Senna)", su soggetto originale di Mitsuru Kaneko e character design di Akio Sugino (vedi approfondimento Il Tulipano nero - anime), che per ironia della sorte farà parte del cast tecnico che più avanti si occuperà di Lady Oscar.
Il plot fu sceneggiato a tavolino ambientando la storia quasi a far da parallelo a quella ben più famosa di Oscar: Parigi, rivoluzione Francese, corte di Versailles, creando un blando intreccio tutto shojo con la parentela tra la protagonista e la regina.
La serie ebbe un discreto successo, tanto da richiedere, in corso di trasmissione, una trasposizione cartacea: confidando in un ulteriore riscontro di pubblico fu commissionata la realizzazione di un manga tratto dall’anime. Sceneggiatore fu ancora Mitsuru Kaneko, su disegni di Asuka Morimura, per l’editore Big Bird Comics. Per motivi mai palesati la pubblicazione si interruppe dopo tre soli volumi sul finire del 1975. Ristampati solo dopo 38 anni da FukkanDotCom, editore di pubblicazioni di gran pregio.

C’è da osservare che se in Italia "La Seine no Hoshi" arrivò sulla scia del successo di Lady Oscar, con la differenza che, al tempo, da noi voleva coglierne l’onda lunga mentre in Giappone voleva sopperire all’anime non ancora realizzato.
È anche questo il motivo di alcune precise scelte grafiche del manga. I disegni, ben diversi da quelli di Akio Sugino, presentano una semplicità grafica estrema che spesso penalizza l’estetica, le proporzioni e la precisione, ma è da subito evidente che l’ispirazione parte da lontano. Se si esclude la protagonista, ben diversa esteticamente da quella dell’anime, si ravvisa ben presto la presenza di alcuni personaggi e particolari letteralmente presi a prestito da "Le Rose di Versailles".
La governante di palazzo de Forge (in Italia adattato in de Vaudreuil) è graficamente realizata sulla falsa riga Marron-Glacé.
La regina Maria Antonietta è identica alla controparte ikediana tanto per i tratti somatici che per vestiario e acconciatura.
Moltissimi particolari, soprattutto a livello di abbigliamento, sono presi pari pari da
"Le Rose di Versailles", in primis le uniformi di Robert, mentre alcune tavole riprendono pedissequamente illustrazioni note della Ikeda.



In generale la storia ha un andamento molto rapido, infilando in sequenza avventure a tutto spiano che però non hanno una vera e propria linearità rispetto alla Storia.
Mentre per "Le Rose di Versailels" la collocazione temporale segue un filo logico sullo sfondo della pre-rivoluzione e lo scoppio vero e proprio, ne "La Seine no Hoshi" il fattore tempo è del tutto insignificante salvo all’inizio, dove viene solo introdotta brevemente la scena e il luogo in cui inizia a svolgersi. C’è da notare che proprio su questo inizio vi è un errore storico, che però non condiziona la storia e quindi ai fini del manga è sostanzialmente indifferente. Si dà infatti il via alla narrazione nel 1770, specificando che la regina Maria Antonietta è di ritorno in Francia da un viaggio in Austria dove ha fatto visita alla famiglia. Libri di storia alla mano, nel 1770 Maria Antonietta arrivò sì in Francia per la prima volta, ma lo fece giovinetta per sposarsi, e non ebbe più modo di spostarsi per il paese, meno ancora ritornare al paese natio in vacanza. Sorvolando sull’errore grossolano, ripreso parzialmente anche nell’anime, come già detto non vi sono riferimenti temporali precisi come in "Le Rose di Versailles" (che nascendo come biografia di Maria Antonietta si assoggetta per forza di cose ad eventi e date ben precisi ) e la vicenda di Simone si svolge molto in fretta. Essendo però incompiuta, non ci è dato sapere come avrebbe potuto evolvere di preciso. Vi è solo una vaga postilla dell’autore alla riedizione giapponese, riportata anche sull’edizione italiana, in cui si conferma l’idea di allinearsi al finale animato: Maria Antonietta non sopravvive al tragico destino ma affida alla ritrovata sorella i figli perché li porti in salvo e li cresca come suoi.
Possiamo solo supporre che, dovendo coprire un arco temporale di circa vent’anni tra l’inizio e la fine (di Maria Antonietta), la storia avrebbe potuto dipanarsi in un numero anche consistente di volumi, a seconda del numero di avventure da far vivere a Simone prima di ricongiungersi alla sorella maggiore.

 
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